Arriva il momento in cui, come genitore, senti di essere meno indispensabile ai tuoi figli. Sicuramente importante, sicuramente un punto di riferimento, ma non più "necessario". Se inizialmente ero mamma cibo, mamma abbraccio, mamma bacio che cura ferite, mamma gioco, mamma ninna nanna, mamma lettura, mamma quando torni, mamma fame e sete, ora sono mamma mesaggio del buongiorno, mamma ricetta, mamma burocrazia, mamma medicina, mamma rompi che vorrebbe sapere sempre come stanno i figli.
E da una vita in simbiosi ti ritrovi a vivere una vita da anemone solitario, da una casa gioiosa, rumorosa e carnevalesca la sera rinetri in un posto silenzioso, in cui non ci sono più lego, gormiti o pennarelli in terra nei quali inciampare.
E pensi a quanto il tempo è passato e a come passando ti ha cambiato.
Non sono cambiata nel cronico disordine, nella distrazione, nella disorganizzazione più o meno organizzata.
Sono sempre quella che dimentica la borsa, il telefono, le chiavi in giro, o l'appuntamento dal parrucchiere, ma sono cambiata nella consapevolezza che i miei figli sono altro da me non più cozze attaccate allo scoglio ma delfini che vivono nei loro mari sconfinati.
E' complicato per un genitore comprendere che i figli sono altro da lui, ma quando (ancora con molta difficoltà) riesco ad accettare questa consapevolezza, cerco di guardarli da fuori mentre percorrono la loro strada, mentre intrecciano relazioni e rapporti e mi scopro fiera e orgogliosa degli uomini che sono diventati.
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